In un paio di articoli apparsi nei giorni scorsi su www.vogue.it, a firma Franca Sozzani, sulla rubrica "Blog del Direttore", uno intitolato: "Esiste un lusso etico?" e l'altro: "Il lusso non sarà mai democratico ma deve diventare etico", si legge, tra l'altro:
"Il lusso sta cambiando. La parola stessa non ha più lo stesso significato di una volta. Il lusso è ciò che ricco, ciò che appare ricco, ciò che è indossato da persone che vogliono dimostrare la loro ricchezza attraverso abiti, accessori, automobili, orologi di lusso. La gente ama la ricchezza e crede che una borsa di coccodrillo sia simbolo di ricchezza. Certo lo è, perché è un accessorio costoso, ma non significa che sia sempre espressione di buon gusto. Queste persone sono ricche ma non necessariamente potenti, o dei trendsetter. Seguono un vecchio concetto. Vuoi apparire, perché pensi che così sembrerai ricco e potente.
Un concetto che oggi è totalmente demodé. Voler apparire può farti sembrare ridicolo. ....
Esiste un lusso etico? Prima di tutto, ’etico’ è un modo di pensare e uno stile di vita. Il nuovo lusso è l’opposto del consumismo sfrenato, significa rispettare la natura e l’ambiente, è commercio equo. Confondiamo bellezza e business, pensando siano la stessa cosa. Come possiamo mettere in relazione questi due elementi tramite un approccio etico? Il lusso deve essere eticamente corretto, perché stiamo andando verso una nuova direzione: verso l’understatement, visto che un numero sempre maggiore di persone davvero eleganti, che possono permettersi di acquistare capi costosi, desiderano indossare qualcosa di diverso.
Nessuno a un certo livello di ricchezza vuole sembrare la copia di un altro. La soluzione è un approccio etico. Dobbiamo prima fare ricerca su nuovi materiali, sulla manodopera. Una nuova creatività che non è quella consueta, e che può aiutare a definire un lusso etico. Non è necessario uccidere un coccodrillo o un leopardo per vivere nel lusso. Dobbiamo fare ricerca con un nuovo metodo, utilizzando nuovi tessuti e pelle e ricami, creando una nuova moda più sofisticata, elegante, unica. Un grande lavoro di sperimentazione sulla moda che qualcuno deve fare. Un Big Brand può vendere di tutto, anche prodotti a volte non perfetti, ma il brand è talmente potente che il cliente acquista i suoi prodotti solo per il nome.
Questi big brand hanno la possibilità di sperimentare un lusso etico, possono convincere i loro clienti ad acquistare accessori e abiti meravigliosi ma realizzati in maniera etica. È possibile, ma dipende dagli stilisti e da chi lavora nel marketing, dai venditori e dai negozi. Non è una questione di prezzo ma di qualità e di scelta.
Una grossa responsabilità è anche nelle mani dei media che devono far passare il messaggio che è possibile vestirsi lussuosamente ma anche in modo eticamente corretto. Un nuovo modo di distinguersi, di diventare un trendsetter, e non soltanto seguire le mode. Non significa che dobbiamo usare materiali banali e apparire dozzinali. Significa che ‘lusso’ è un termine obsoleto e che ‘ricca’ è un’espressione volgare per definire la gente che ha soldi. Unicità, qualità, diversità, rispetto per la natura e per l’ambiente. Queste sono le nuove parole che dobbiamo usare per definire il lusso. Un lusso potente e inusuale".
"La moda con la grande distribuzione è più accessibile a più persone di quanto non lo fosse una volta, ma è solo perché si sono abbassati i prezzi.
Ciò non significa che questa moda così "democratica" sia etica, anzi per avere prezzi così bassi a volte si finisce per produrre in Paesi a prezzi inaccettabili per i lavoratori locali. ... Il lusso è per pochi, ma può essere etico...."
Quando si parla di lusso ETICO vengono alla mente un paio di accezioni:
- la prima riguarda il rispetto dei diritti umani, quindi il divieto del lavoro infantile, il rispetto delle norme di igiene e sicurezza sul posto di lavoro, ecc., da cui la certificazione SA8000, rilasciata da organismi di certificazione attestati dal CEPA (Counsil of Economy Priorities Accreditation Agency);
- la seconda è quella che privilegia la sostenibilità ambientale. Anche in questo caso esistono etichette certificative della compatibilità del prodotto con il rispetto e la tuela dell'ambiente circostante (ad es. Ecolabel - marchio di derivazione CE; Eko-tex 100, ecc.).
C'è poi l'idea di lusso etico sostenuta e perseguita, con grandissimo successo, dall'azienda di Brunello Cucinelli (è di questi giorni la notizia di un utile netto relativo ai primi 9 mesi, pari a € 17,037 mln, con un incremento delle vendite su tutti le linee), sintetizzata nel concetto di capitalismo etico: il "bene supremo" secondo cui il denaro ha valore solo quando viene speso per migliorare la vita delle persone e dei lavoratori, e nella restitituzione della bellezza ("La bellezza salverà il mondo" - Fyodor Dostoevsky ne L'idiota).
Con la vendita delle sue bellissime e costose collezioni di cashmere, Cucinelli retribuisce i suoi dipendendi con salari e stipendi superiori a quelli stabiliti dai contratti collettivi. Gli utili dell'azienda vengono reinvestiti nell'azienda stessa, nel restauro, nel supporto alle Arti. Fanno parte del progetto: il Forum delle Arti (che include il Teatro, l'Anfiteatro e il Giardino dei Filosofi, luoghi in cui vanno in scena opere teatrali e concerti); il luogo di lavoro (una fortezza medioevale) e l'armonia dell'ambiente lavorativo, dove i dipendenti sono liberi di gestire il proprio tempo: assenza di regole consentita dalla consapevolezza che ciascuno è parte integrante di un medesimo grande intero.
Altro marchio di enorme successo è Stella McCartney che, invece, da vegetariana e sostenitrice di PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) segue i crismi della ecosostenibilità, sostituendo completamente alla pelle e alla pelliccia solo pelle biologica (Polyestere, Polyuretano, ecc.) anche per la realizzazione delle sempre splendide scarpe e delle borse (la famosa Falabella inclusa).
Lo stesso www.yoox.com (colosso on line che vende capi delle collezioni precedenti) ha creato una sezione permanente dedicata all'eco-friendly, che si chiama yooxygen.
Un derivato dell'eco-friendly è l'utilizzo di materiali riciclati: sacchi di alluminio, fili elettrici, tende da safari, coppertoni di plastica, vengono utilizzati per la realizzazione di borse e borsette e altri accessori. E' il caso della collezione "Handmade with love in Nairobi" di Vivienne Westwood o delle sportivissime Freitag.
Al c.d. up-cycling, che indica la ricerca per il riutilizzo di elementi dismessi, è altresì basato il progetto Carmina Campus di Ilaria Venturini Fendi. L'ultima collezione è composta di borse realizzate con gli scarti della auto Mini Roadster: in alcuni modelli, ad esempio, la pelle del sedile è diventata il corpo della borsa, le maniglie degli interni sono stati trasformati nei manici di borsette, tutti prodotti di alta qualità.
Come dice Giusi Ferrè nel suo libro "Buccia di Banana" (edizioni Rizzoli € 21,50): "Meno auto, più borsette: che mondo meraviglioso sarebbe!"
Per finire, un brevissimo accenno al VINTAGE (come forma impropria di riciclo extra lusso): eh si, perchè gli abiti meravigliosi dei grandi stilisti del passato vengono ancora indossati dalle dive sui red carpets.
1995, Kate Moss (vera appassionata e utilizzatrice di moda Vintage)
Kate Moss vera appassionata e utilizzatrice di pellicce, che pare, si stia convertendo all'eco-friendly per via dell'attuale marito (Jamie Hince) che, si dice, sia vegeriano.
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